Ostentami ‘sta dentiera

Soundtrack99 PosseCattivi guagliuni

Capitolo I

“quello che non mi piace è l’ostentazione. Poi, se qualcuno li picchia, se la sono andata a cercare”

Capitolo II

“La classe è la più accogliente della scuola, è lei che tende ad isolarsi. Forse trova il programma delle medie troppo pesante e cerca un modo per sfuggire”.

Capitolo III

Ma mi avete cordialmente rotto i coglioni. Questo ributtante 75% di popolazione italiana che crede di pensare, invece rutta cazzate stereotipate e bidimensionali. Voi. Voi che non riuscite a capire che qui si parla di persone e non di foto da pagine di giornale. Voi che non riuscite a connettere il cervello sulla realtà e immaginare che ognuno di questi ragazzi picchiati, vilipesi, umiliati e maltrattati perché diversi da voi, sono ragazzi. Carne sangue lacrime sudore vita dolore gioia madri padri nonni sorelle fratelli cazzi amari sorrisi baci amore cadute risalite passeggiate parole frasi e anima.

Cazzo anima.

Cosa vi impedisce di capirlo? quale neurone vi ha smesso di funzionare ed in quale triste e avvilente occasione? Avete bisogno di una risonanza magnetica per controllare se avete del materiale funzionante tra le orecchie?

Non vi fa schifo la puzza delle vostre parole inutili e cartonate?

Non siete stanchi di ascoltarvi ripetere sempre le stesse tre stronzate?

Davvero credete siano la realtà?

Tu, piccola miserabile segretaria rincoglionita. Tu, coacervo di luoghi comuni e buonsenso da rete fognaria. Tu come i permetti di parlare di ostentazione e di reazione ovvia? che cazzo ne sai tu? e come ti permetti di negare la sostanza di quello che hai detto? tu, stronza rincoglionita che non sei altro, non hai fatto altro che dire che al mondo, qualcuno, che non ti tocca, non ti riguarda, non ti conosce, non incide sulla tua monodimensionale e squallida esistenza, può essere aggredito e malmenato e ucciso perché ama. Questo è il cazzo del senso del discorso che stai facendo. Decerebrata piattola.

E tu, coordinatrice del cazzo di una prima media di provincia, come cazzo ti sei permessa di insinuare che una ragazzina ha inventato le umiliazioni, gli sputi, gli insulti, l’esclusione e l’ostracismo, perché le sue difficoltà la mettono in situazione di inferiorità rispetto alla classe?

Tu, chiavica della categoria, piccoloborghese provinciale e platinata, chi cazzo ti credi di essere?

Siete due rami dello stesso albero di sterco e odio e paura e cattiveria fine a se stessa.

Non so se riuscirò mai a capire cosa mai vi spinge ad essere vivi nelle vostre inutili esistenze e a ritenere degne di nota le vostre opinioni costruite a botte di canale cinque e rete quattro.

Che cosa vi devo augurare? un figlio gay o disabile? e perché mai dovrei maledire due persone in questo modo?

Un gay e un disabile proprio non se li meritano due genitori della vostra puzzolente sostanza.

Aah.

Ne avevo bisogno.

Pigrizia e amori che finiscono

SoundtrackMaroon 5Give A Little More

Ascolto Pesatori, leggo l’oroscopo internazionale e non mi cambia un cazzo. Pigra sono e pigra resto.

E manco ho voglia di far qualcosa. Mille progetti sospesi. Faccio orecchini adesso.

Non proprio adesso. In questo periodo.

Ho delle amiche. In difficoltà di coppia. A volte mi chiedo se il trascinare rapporti non sia una forma di pigrizia sentimentale.

Mi chiedo anche perché mai si creda che portare avanti un rapporto esausto sia da considerare un atto di gentilezza nei confronti dell’altr*.

Ma ricordo anche molto bene quanto sia difficile chiudere quella porta e “mandar via” qualcun* dalla propria vita. Qualcun* cui si è voluto bene, che si è amat*. Qualcun* di cui ci si è innamorat* pazzamente e follemente.

E, come ho detto spesso, quel gesto che ti ha portato al nirvana della mente e della carne diventa, una mattina di un mese qualunque e di un giorno della settimana qualunque, l’intollerabile prova di una presenza inutile, sgradevole, fastidiosa, soverchia.

Nel frattempo ho al telefono Biancaneve che vive la sua prima esperienza di festicciola preadolescenziale dei nani.

Amore mio, abbiamo la memoria corta. Rido ascoltando i suoi turbamenti da violazione di domicilio. Ridiamo da stamattina.

Dicevamo.

Credo di sapere quali meravigliosi discorsi può fare una mente per costruire un’impalcatura di bamboo che sostenga un amore che non esiste.

Ma proprio perché lo ricordo ancora, sono certa che si tratti di pigrizia, pavidità. E forse anche più di questo, la narcisistica pretesa che l’altr*, senza di noi, non ha speranze. Il che la dice pure lunga sulla natura del rapporto.

Se io credo che *l* mi* compagn* non sia capace di badare a se stess* e che ha bisogno di me per campare, non l* amo, non l* stimo, non l* considero un* pari. L* considero un animale da compagnia.

E non è un granché, per un rapporto di coppia. E non può durare. E non ha valore.

Non ci si dovrebbe legare ad una persona che non si stima e, di questo sono certa, lo sappiamo da subito se stimiamo qualcuno. Dalla prima volta.

Ma tira di più un pelo di fica che un carro di buoi. Metaforicamente parlando.

Certo tira anche la sindrome dell’infermiera. E una buona infermiera non può abbandonare il proprio paziente se non è guarito. E se non è guarito non si è state buone infermiere. Tanto vale, allora, farlo morire ‘sto paziente.

E chi si trova dall’altro lato vede lo sfacelo, il fastidio, la putrefazione dell’amore morto e pensa “ci sto provando, ma non so cosa fare”. Ed è una cazzata. Una gran cazzata. Chi sta dall’altra parte non ci prova, non ci prova perché non ama più. E piuttosto che ammettere il proprio non amore, preferisce considerare l’altr* un* bambin* capriccios* che vuole qualcosa che non può avere.

Non sono io a non volerci stare, è l*i che me lo impedisce.

E le cose si trascinano. Si spengono. Si sfaldano. Diventano orrende a vedersi e a viversi e si aspetta.

Si aspetta che arrivi un gancio, un ascensore, una gru, un passante qualsiasi a trascinarti via. Qualcun* che stavolta salvi te.

Funziona, in genere. Alla fine funziona davvero. E serve ad entramb*. Si ritrova amor proprio e voglia di ricominciare. Quasi sempre. Ma sarà difficile ritrovare qualcosa in comune. Non ci si rincontrerà più.

Solo mi spiace vedere le storie finire così. Sarebbe bello avere il coraggio di dire a qualcuno, semplicemente: “non ti amo più”. Il più presto possibile, il più limpido possibile.

Almeno così resta qualcosa.

Stima di sé, stima dell’altr*.

Credo, almeno.

La festa di là continua, i nani sono scatenati. Sentire le loro voci attraverso il telefono mi diverte e mi fa sorridere. Vorrei esserci.

Ma-non-è-ancora-il-momento.

 

L’orrore dell’ottusità

zeus

Soundtrack: Frankie HI-Nrg Mc Rap Lamento

Confesso di essere in possesso di informazioni parziali, perché non ho mai ritenuto, in questi mesi, di dovermi fare i cazzi altrui.

Confesso di cedere alla parola inutile su questa faccenda per esasperazione.

Confesso di aver iniziato a non tollerare le persone ascoltando quello che dicono su un argomento che non è interesse di nessuno se non di quelli che ne sono direttamente coinvolti.

Confesso di aver giudicato questo paese, per l’ennesima volta, un paese di merda, sulla base di tutto quello che è successo in questi ultimi mesi.

Confesso che continuo a credere che la questione, in senso stertto non mi riguardi e che sia ingiusto subirne conseguenze sul piano politico, sociale, culturale, religioso.

A quanto pare, in questo periodo, la guerra contro l’ottusità vive di vita propria. Non c’è verso di firmare armistizi di sorta.

Confesso anche di aver fatto battute sul tema di cinismo raro e imperdonabile (devo dire, però, stupende battute che hanno fatto ridere anche i più seri e acconci amici).

Confesso di vergognarmi di quello che sto scrivendo, chè della mia opinione si potrebbe tranquillamente fare a meno.

Confesso persino di essere d’accordo con D’Alema (pensa te), cosa che mi appare come toccare il fondo del barile di merda che è questa nazione.

Fossi una divinità greca, avrei fulminato la lingua di parecchia gente, in questi giorni.

ZOT.

Una scossa elettrica da 1500 ad ogni parola di troppo.

Un paese di muti.

Che meraviglia.