Caffè con Proust la sera. E la mattina?

penny-sbadiglia

Soundtrack: Chopin Notturno op. 15 n. 2 (ma mia nonna lo suonava meglio di Pollini)

Passiamo ad argomenti più adatti alla fragile e incompleta mente della Penelope.

Avendo essa (Penelope) pronunciato la frase “che ne dici di un aperitivo” durante una sorprendente telefonata, essa (Penelope), da svariate ore, sta cercato di trasformare, dentro di sé, codesto debole e tremante miagolio subsonico da gattino spelacchiato nel potente ruggito di una lesbica predatrice.

Ci riuscirà?

Nel frattempo i 7 nani che albergano in me (passiamo alla prima persona, che la terza fa tanto Maradona) si accapigliano per stabilire quale sia il prevalente.

Sto tentando di fare fuori Mammolo, ma è duro a morire.

Gongolo passa il tempo a dondolarsi ed è un coglione narcisista che invece di muoversi e fare cose, si ripete all’infinito “come sono bravo buono e bello”. Non serve.

Brontolo parla al cellulare con Alice e R**, sfrantumando loro palle in modo inverecondo come si fa, di solito, tra i 13 e i 16 anni. ‘Na pentola di fascioli. 

Eolo tossisce come un vecchio tabaccoso e si pone problemi epici senza soluzione “Biancaneve non è una tabagista!”.

Pisolo ha l’insonnia, fuma 800 sigarette e si attacca a feisbùk per non pensare. E’ meglio quando dorme.

Dotto non sa un cazzo e non trova letteratura di riferimento. Si è persino tolto gli occhiali.

Cucciolo è meglio che se ne sta a casa che proprio non è il momento.

Ho una certa preoccupazione nei confronti della mia salute mentale.

Detto ciò, stasera Alice mi ha condotto al Teatro dell’Orologio a vedere una meravigliosa pieces (ma si scrive così?) che si noma: “Il caffè del signor Proust“.

Credo che Alice stia tentando di fare di me una donna acculturata e sensibile all’arte.

Non ho frequentato teatri per un ventennio circa, dato che il terremoto del 1980 me lo sono fatto in un teatro a Napoli. Mi è rimasta una certa sensazione di angoscia ed oppressione. Per lungo tempo. Ora va meglio.

E’ uno splendido monologo che racconta gli ultimi otto anni di vita del Marcel.

L’attore, Gigi Angelillo, è di una bravura sovrumana.

Si svolge in tre sale diverse ed, in ognuna, sei assalito da odori particolari ed evocativi persino per me che, si sa, sono anosmica totale. Si chiama “teatro sensoriale” (leggero, mi specifica la Alice dall’alto della sua conoscenza).

E’ delicato e dolcissimo, persistente nell’emozione, inusuale, pieno di dettagli da letteratura, è un libro da leggere e una storia da ascoltare. E’ un’anima gentile che parla che ti incanta con il profilo della sua voce.

Andatevelo a vedere.

Mi sono accorta che ormai non guardo più. Ascolto soltanto. Tv e cinema prima e adesso anche in teatro. Non mi pare normale.