Chiamatemi Wall-r

Il giuoco di parole è comprensibile solo agli anglo-partenopei, mi spiace…

Andatevi a vedere il film di cui trailer: WALL-E, vale la pena e non è, ripeto NON E’ un film per bambini.

Tranne il momento tipico di disinformazione Disney che, come si sa, sostiene il complotto globale che vuole far credere a noi pecoroni che l’amore vince su tutto, è un film da vedere.

Un po’ ET un po’ Short Circuit, ambientalista e sentimentalista, stracolmo di meraviglie della Pixar e ti fa tornare a casa col sorriso citrullo.

Ho pianto come i manga giapponesi, non so più come fare con me. Commossa in modo indecente.

Sarà la pre-pre menopausa.

Oddio stasera Penelope è qui sul letto di fronte a me mentre scrivo e mi parla alitandomi in faccia. Se muoio sapete il perché.

Al lavoro siamo alla fase “visto che è tutto totalmente fuori controllo, vediamo cosa ci posso guadagnare io”. E questa cosa mi fa sufficientemente schifo.

Esco di là e mi sento come fossi uscita da una discarica abusiva della camorra a Qualiano.

Annamo bene.

Ma resistere e resisteremo. Per la cronaca non è sicuro ci paghino i due mesi ancora non pagati.

Il mio sonno ne risente un po’. E anche il mio sistema nervoso.

Faccio notare che siamo già sui 60.000. No, dico, mica pizze e fichi, apperò, chi lo avrebbe mai detto, incredibile, e tututù e tututà.

A parte Feisbùk che è un gorgo, mi capita più spesso di leggere i blog degli altri. Questo mi fa sentire poco originale. Non che ci tenga in modo particolare,  anche perché a casa mia la parola “originale” definisce tutti gli appartenenti alla famiglia che dimostrino comportamenti inspiegabili e del tutto incongruenti con la realtà. Ma il mio è un periodo di vuotezza scrittoria. Immagino possa capitare. E poi non ho molta voglia di ironizzare su un cazzo di niente, a dire il vero.

Sempre lavorativamente parlando, merita la menzione di una serie di telefonate anonime giunte in sede centrale, nelle quali si sostiene che da noi si fanno le orge.

*sospiro*

Almeno, stasera, non mi sono persa.

 

Sono andata al cinemà

Soundtrack: Feist Brandy Alexander

Ce soir sono andata a veder un film che si chiama “la zona”. Info qui.

Mi sorprende scoprire che è dell’anno scorso e non ne avevo avuto notizia alcuna.

Trama importante, riflessioni di peso sulla natura umana e sul cammino del mondo.

Peraltro perfettamente in linea con la mia teoria (spero bene non solo mia, perbacco) del lecito. Quando stabilisci che all’omicidio esiste anche una sola giustificazione, per quanto importante e corposa, uccidere diventerà l’ultimo e il più lieve degli orrori che sarai in grado di compiere.

E che il mondo si fa sempre più povero.

E chi povero non è, ha paura.

Della altrui disperazione come fosse un’arma carica puntata alla tempia.

Mondaccio schifo.

E di questo mondaccio schifo fanno parte persone che, a qualsiasi costo, non se ne evitano una. Persone che devono, necessariamente e senza freno, far male anche in obliquo. Se il diretto non fosse bastato.

Eppure sarebbe sufficiente un minimo di accortezza e gentilezza d’animo. O forse nobiltà. Ma una rapa è una rapa.

Ma questo è un altro discorso.

Dunque, se il film è in circolo nei vostri quartieri, andatevelo a veder.

Se domani non vado a fare la carta d’identità, difficile che mi facciano passare il check in all’aereoporto. Le foto sono di raro orrore, sembro una lesbica anoressica con l’ictus. Forse per questo non vado al comune.

Ma anche perché sto per piazzare sulla C/I l’ennesimo indirizzo obsoleto già da subito.

Ohhhbbè, ho da stirare circa 64 tonnellate di panni. Tra i quali almeno 3 magliette che mi servono per partire.

Come farò con il blog? Internet point, immagino.

Buon compleanno alla mia ex. Casomai dovesse leggere…

Per il resto tutto bene, disse Natascia.

 

Dimenticavo una cosa rimarchevole.

Mezzanotte, strada deserta, mi parcheggio per chiacchiere con amico. Finisco la sigaretta. La lancio dal finestrino con la solita modalità da lesbica camionista (pollice e indice e lancio lungo).

Finisce in una bmw cabrio transitante. Sul cruscotto.

Abbiamo sperato che il driver volesse una rissa, wonderles e supergay alla riscossa…

 

Oui, je suis Egocentrique

egocentrismo.jpg

Soundtrack: Meg – Senza Paura

In questi due meravigliosi giorni, mi sono accadute molte cose. Così tante che è difficile metterle in fila in ordine cronologico.

First of all, due persone alle quali tengo molto hanno avuto modo di reincontrarsi e riprendere a giocare dopo più di 4 anni di incomprensioni e lontananza. Qualcuno ha pensato che io c’entri qualcosa, ma non è così. Sono loro che hanno voluto riprendere a camminarsi incontro, sono loro ad essere capaci di affetti grandi e senso dell’amicizia, sono loro ad essere belle e vere.

Vederle giocare e sorridere (sì, vabbè, mi rendo conto della melensaggine di questa frase, ma stamane mi sono svegliata meringa), mi pare proprio un gran regalo. E mi fa, come spesso mi sta accadendo in questi mesi, ragionare sul culo che ci ho nell’incontrare persone.

Ho visto un film veramente carino che consiglio worldwide: Caramel. Una storia di donne, non poteva non piacermi; inoltre nel film c’è una lesbica libanese assolutamente con le polacchine. Quindi siamo uguali in tutto il mondo, quindi siamo proprio una categoria a parte, quindi ho pure ragione. Ne ho visto anche un altro (due film in due giorni dopo anni di niente pure è un po’ strano) che si chiama Lussuria. Bello, esteticamente perfetto, con un milione di chiavi e piani di lettura, ma non posso fare a meno di registrare una vena di misoginia che mi pare Ang Lee avesse già ampiamente mostrato in altri film. Ancora devo capire se sono gli orientali in generale a portarsi dentro ‘sta cazzo di misoginia o no.

Mi sono tagliata i capelluzzi e continuo a non farmi bionda, quasta nuance lapin mi piace assaje.

Ho passato il tempo con le persone che amo di più al mondo, in particolare con i miei piselli preferiti.

Ricevo una telefonata da una mia ancient friend che si sviluppa nel seguente modo: “Ciaaao, cosa fai?” e io: “sto andando al cinema” e lei: “va bene ciao”.

Pare niente? naaaaaaa. Con grande piacere voglio comunicare alla mia ancient friend che sarei lieta di poter collaborare con lei in qualunque momento. Non potrei mai tirarmi indietro, ho splendidi ricordi delle nostre collaborazioni. Quindi, alla prossima.

Infine, dopo aver molto riso, parlato, pariato (n.d.T. = prendere in giro persone e cose senza freni), camminato, conosciuto, ieri sera ho avuto la certezza assoluta che qualcosa che volevo sarebbe potuta accadere. Era lì, era gioiosamente a portata di mano. E ho capito che non era il momento, non era il luogo, non era leggero abbastanza.

E ho deciso di non farlo. E non importa se era solo una mia fantasia, se ho frainteso, se le cose non stanno così come le ho viste io, non ha alcuna importanza. Importa come mi sono sentita.

E mi sono sentita libera, così libera da commuovermi profondamente. Libera mentalmente, libera di scegliere, libera di crederci, libera di andare e tornare quando il momento sarà.

Sono altrove, e questo altrove ha un panorama che non avevo mai visto prima e che era tempo che io scorgessi.

Una sensazione così forte e bella non la ricordavo da anni. E ho molte persone da ringraziare per questo. Una in particolare.

E qualcuna in particolare mi ha detto, per ben due volte in due giorni, con gran delicatezza, che sono una persona “egocentrica”.

Perché non dovrei? il mondo è qui per me.