Molto da raccontare

Soundtrack4Hero Morning Child

Sì, davvero molto da raccontare e anche da fare gli auguri di buone feste.

Ho cambiato casa a giugno, ho potuto abitarci da settembre, avevo una invasione di scleroderma. Insetti fastidiosi che si sono cibati di me.

Ora mi piace, mi ci ritrovo, un po’ di Napoli e un po’ di quiete di paese: il salumiere, il tabaccaio, il bar, i genitori dei pazienti.

Buongiorno, buonasera, come va?.

E’ piacevole.

La Agos oramai mi insegue disperatamente. Sono una buona latitante. Ma rivogliono la macchina. E questo sarà un problema.

I favolosi non stanno più insieme da tempo, a me dispiace, mi pare di essere orfana due volte. Anzi tre. O forse 4? Bah.

Ascolto con stanchezza e profondo dispiacere gli attacchi della chiesa e del pastore tedesco inquisitore contro di me e contro persone che, come me, si fanno i cazzi propri e non danno fastidio a nessuno (conta la strage di scleroderma fatta con il disinfestatore?). Sapere di essere una minaccia per la pace, una malattia, un insulto, una causa di disgusto, non mi ferisce neanche più, semplicemente di annichilisce. Immagino fosse quello che volevano. Direi, che per quanto mi riguarda, hanno vinto. Dicessero quello che vogliono, sono il miglior capro espiatorio che si possa immaginare. Sono anche una donna. Ed è strano come io mi stia accorgendo solo ora di quanta misoginia ci sia al mondo. Non me ne ero mai resa conto.

Stanca anche di attendere un riconoscimento ufficiale da parte della famiglia di Biancaneve, ho deciso che se ne andassero affanculo, adesso sono io che non ho voglia di riconoscerli.

Uno dei motivi per i quali ho smesso di scrivere qui, “uno dei” e non “il solo”, è stata la scoperta che il marito di Biancaneve medesima lo ha trovato. Mi ha dato uno strano senso di invasione e violenza. Strano a dirsi considerando che questo è un blog pubblico, reperibile su google e, con un po’ di pazienza e cazzimma, collegabile al mio nome e cognome. Ma è stata una sensazione forte, molto forte, che mi ha fatto sentire codesto blog – improvvisamente – lontano da me, opaco, torbido.

Oggi il centro dove lavoro ha chiuso definitivamente.

Non perdo il posto di lavoro, mi sposto a Roma. Dovrei esserne contenta. Salvo le mie 1200 euro al mese e mi assicuro la sopravvivenza. E’ una buona notizia.

Invece è doloroso.

Ne ho parlato spesso qui, in vari modi. Ci stavo bene, mi piaceva il modo di lavorare, mi piacevano e mi piacciono le colleghe, mi piaceva lo spirito, l’anarchia, la fantasia, la creatività, la solidarietà, l’entusiasmo, la collaborazione, il cazzeggio, le liti. Il piacere di svegliarsi la mattina per andare in un posto di lavoro ad incontrare amici con i quali condividere 8 ore facendo cose di ogni genere. Cose che comprendono la terapia ai ragazzi, ovviamente, ma non mi pareva il motivo principale.

Questa chiusura fa tristezza. Mi ricorda il penoso stato in cui versa questo paese. Mi ricorda quanto è importante, nei momenti di crisi economica, avere capri espiatori e capre da macellare.

I genitori sono furiosi, ma non serve a nulla, assolutamente a nulla. A nessuno importa. E alla fine si va tutti a far la terapia a Roma. Costi quel che costi.

Non so cosa succederà, non so quanto resisterò, non so quanto mi terranno lì, mi considerano un pessimo elemento già da ora. Sono troppo “aggressiva”.

Dimenticavo, a tal proposito, di menzionare una rissa durante una assemblea sindacale. Rissa da me provocata. Mi hanno  portato via in tre. MANTENITM!

Spettacolare.

Mi rifugio tra le braccia di Biancaneve e mi sento meglio (stiamo ancora qua, evidentemente).

E ora, veniamo agli auguri per l’anno nuovo.

Quest’anno non è facile.

Auguro a tutti la cannuccia giusta per restare vivi sotto queste badilate di merda che ci hanno rovesciato addosso.

E di trovare la giusta muta da sub, per far sì che la merda medesima non penetri sotto pelle e faccia di ognuno di noi materia decaduta e decadente della stessa specie di quelli che la merda la spalano.

Auguro a tutti di togliere le mani dagli occhi ed imparare a guardare in faccia la vita che abbiamo. Con lo sguardo fermo. Solido e orgoglioso, un filo sopra l’orizzonte, perché il mondo non finisce alla punta dell’alluce.

Auguro agli uomini che uccidono le donne, agli uomini che le donne le hanno uccise e a quelli che le uccideranno, di restare vivi abbastanza a lungo da capire che un omicidio non li ha resi più grandi, non ha risolto le loro depressioni, non ha spento la loro rabbia, non ha innalzato la propria autostima, non li ha resi più uomini, non li ha guariti dall’omosessualità. Che hanno solo ucciso. E perso tutto.

Non basta, lo so.

Auguro a tutti noi di sopravvivere dignitosamente all’anno che verrà, senza svenderci, senza tradire, senza perdere qualcosa di importante di noi.

Auguro a me e a voi di ricordare che la libertà è uno stato mentale, un delicato e prezioso stato mentale. Da curare e  nutrire con delicatezza e gentilezza, da preservare, da proteggere e far crescere.

Quindi siate tutti delicati e gentili . Siate protettivi con voi stessi e con il prossimo. Tenete lontani i pensieri puzzolenti, non aiutano e fanno male a noi e a chi ci sta intorno. Siate comprensivi con questi tempi di merda.

Siate assertivi, che serve sempre.

Siate pronti a difendervi.

Siate voi stessi.

Buon 2013.

P.S. Gatta Penelope è ancora viva, si avvia al 24esimo anno d’età.

Tradizionali auguri di natale

SoundtrackDeath Cab for CutieUnderneath The Sycamore

Dal primo anno di vita di questo blog – natale 2007 – faccio gli auguri di Natale. Non posso farne a meno, a quanto pare. Quindi si procede anche in questo strano anno pieno di paura e di rabbia per tutti. Per un motivo o per un altro.

Buon Natale alla mia Biancaneve, prima di tutto, cuore di questo cuore, vita di questa vita. Non ci vedremo neanche stavolta, ancora. Ma stasera infilerò il naso nelle mie lenzuola e mi addormenterò tra le braccia del pensiero di te. E’ già qualcosa, a volte non c’è neanche questo. Buon natale alla leonessa che ti abita dentro, al coraggio che non perdi, all’amore che produci (immagino una fabbrica piccola piccola, nel ventricolo destro, piena di cinesi alla catena di montaggio 24 ore al giorno; lavorano come ciucci, vorrei sapere di cosa mai sono contenti, i tuoi cinesi ventricolari, ma sembrano contenti). Buon natale ai tuoi piedi che avanzano imperiosi in un mondo nuovo e tutto da inventare. Buon natale ai tuoi occhi fatti di acque termali calde e curative. Buon natale alla tua bocca morbida che costruisce con cura parole giuste nei momenti giusti. Buon natale alla tua anima calibrata e curiosa, alle tue mani generose ed al tuo morbido ventre cuccia calda e comoda per me, spuntuta (appuntita, N.d.T.) gnoma drogata di te. Buon Natale, Biancaneve. Che tu sia serena e mai sola, che tu possa allungare la mano e sempre trovare chi te la prende e la riscalda, che tu possa vivere tutta la tua vita come la vuoi, quanto la vuoi, tutte le volte che vuoi.

Buon natale alla mia stracciata, squilibrata e anomala famiglia. Che più passa il tempo e più mi piace. Buon natale a mio padre, guerriero senza armi e senza più guerre da combattere. Buon natale a mia sorella, che non mi è capitata, no. Credo mi abbia scelto e, ogni giorno, vivo il privilegio di questa scelta. Buon natale a mia nipote, anima irrequieta e uccello migratore, piccola donna che se non prova non crede, nipote preferita – e non solo perché l’unica -. Buon natale agli altri piccoli, sparsi pezzi. Buon natale alla zia che non vedo da anni, i suoi figli feriti e ai due cugini che, sorprendentemente, camminano paralleli a me, pochi passi più in là ma sempre là. E ritrovarsi è divertente e sorprendente. Tutte le volte. Buon natale, allora, alla famiglia che ho. Che possa mantenere questo anarchico e scostumato legame e continuare a fingere che non ce ne sia uno. Si vede che stiamo meglio così.

Buon natale ai miei amici. Alle anime in pena che cercano requie, agli uomini che cercano di diventarlo. Buon natale a chi fa i conti con gli anni, con le scelte, con la vita, con il dolore, con l’amore, con se stess*. Buon natale alla loro pazienza, alla loro presenza, alla loro vicinanza, alla loro baldanza, alla loro esistenza. Che mi fa sembrare natale ogni incontro e ogni pranzo fatto insieme. Buon natale e vite nuove. Amori nuovi. Odori nuovi. Parole nuove a tutti voi.

Buon natale a chi lavora con me. Sarte pazienti intente a cucire e ricucire, rattoppare, rinforzare, allungare ed accorciare quella strana stoffa che compone le anime dei bambini che incontriamo. Trovando il tempo per accarezzare le ferite di una di noi, le illusioni dell’altra, il dolore di un’altra ancora e abbracciare chi non ce la fa, aspettando che possa ricominciare. Che si possa continuare a vivere il lavoro come fosse vita e a sentir calore ogni volta che ci si ritrova in cucina a mangiare patatine e cioccolata.

Buon natale a chi ancora legge queste righe, dopo quattro anni, trovandoci ogni volta qualcosa che gli appartiene. Buon natale a chi si lascia abbracciare da queste righe fitte fitte. Buon natale a chi non smette di nutrire. Che possiate essere. Che possiate crescere. Che possiate vivere.

Buon natale alla mia gatta vecchia. Nervosa ed indignata per essere costretta a condividere spazi ed abitudini con due giovani ragazzoni pelosi energetici e irrispettosi. Non so quando mi perdonerà. Ma spero che questo natale impari anche lei che un gattone di 8 chili può essere comodo per stare più calda in questa casa gelida e impossibile da riscaldare.

Buon natale alla famiglia di Biancaneve che, per quanto non mi piaccia, è la sua ed ha le sue ragioni. Che il natale vi porti un po’ di serenità che tanto, qui, non c’è niente da capire e niente da combattere. Fatevene una ragione. Ed al suo ex marito spero babbo natale porti un nuovo amore e una nuova casa. No, non sono generosa né gentile, è che staremmo meglio tutti.

E buon natale a questo paese da medioevo, che trasuda paura e cinismo, che cade sempre negli stessi errori, che non capisce mai cosa deve fare per diventare un paese adulto e, nel frattempo, è diventato un paese vecchio. I periodi brutti finiscono e finirà anche questo, nel frattempo spero che il regalo più bello vada ai ragazzi, quelli veri, quelli che non hanno ancora compiuto vent’anni. Spero che nel pacco ci sia speranza, fiducia, immaginazione, voglia di essere migliori dei propri padri e delle proprie madri e non per la cilindrata delle auto o per il colore delle tende, ma per anima, etica e senso collettivo.

Buon natale alla Agos che cerca di riavere i soldi da me e che, tra un po’, mi manderà qualcuno con una mazza da baseball. Pregate con me che io vinca al superenalotto: è l’unica chance che abbiamo.

Buon natale a me, alle mie converse one star invernali nuove di pacca che sono fichissime. Ai miei umori fragili ed ai miei nervi scoperti, alla mia pazienza ed alla mia voglia di scrivere, alla mia pigrizia ed alla mia voglia di vivere. Mi concentrerò per il superenalotto, come dicevo ma, comunque, di regali ne ho talmente tanti ogni singolo momento ed ogni singolo respiro, che proprio non mi posso permettere di lamentarmi.

Se non fosse chiaro, buon natale a tutti.

Auguri 2010

Soundtrack: Coldplay Christmas Lights

Ormai è tradizione.

Frettolosamente auguro.

Auguri a Biancaneve, che si preoccupa e crede che io abbia spazi bui per guardar male i suoi gesti avvolgenti e caldi. Ai suoi figli/mosaico vitali ed energetici. Alla sua famiglia chiocciosa e soldatesca. Al suo ex-marito ancora marito che vagola distratto dentro la sua vita senza trovare la strada per uscirne. Le regalo quello che posso, quello che ho, quello che riesco a sentire, quello che riesco ad essere. Ed è un regalo senza carta argentata e senza fiocchetti, un po’ rozzo e un po’ piccoletto, ma sono io, ed è il meglio che posso trovare, amore mio.

Auguri a chi ha passato questi dieci giorni guardando le vetrine senza entrare nei negozi. Pensando che fare i regali è un piacere e negarsi un piacere è un dolore. Il mio regalo è il piacere di sentirsi senza collare, senza catena e senza bisogno di sentirsi “uguali a”.

Auguri a chi ha paura del peggio che potrebbe arrivare, a chi batte i denti al pensiero di quello che ci potrebbe essere 5 metri più in là. Regalo le gambe di Fiona May, per saltare oltre i 5 metri e ritrovarsi dove proprio non ci si immaginava di ritrovarsi.

Auguri a chi ha perso il coraggio e non ha la forza di andare a cercarlo. Il mio regalo è un pacco di coraggio nuovo nuovo e luccicante, mai visto prima, un pacco di coraggio che ti arriva direttamente tra le mani ed esce da solo dalla scatola e ti abbraccia forte e non si stacca dal collo finché serve, finché è necessario, finché vivi.

Auguri a chi resta seduto e pensa che alzarsi sia una fatica che non vale la pena. Che questo mondo non vale la pena, che questo paese non vale la pena che questa vita non vale la pena. Dentro al pacchetto di carta metallizzata blu, per loro, ho messo uno specchietto piccolino per controllare se gli occhi sono chiusi o aperti, per vedere se viene fuori aria dal naso, per provare a far muovere la lingua. E’ la pena che hai sulla faccia, che non vale la pena. Il resto è lì per te, allunga la mano.

Auguri a chi si sente umiliato, offeso, negato, maltrattato da persone che non valgono l’unghia del proprio mignolo sinistro. Io regalo, e mi regalo, un palloncino capace di far alzare i piedi da terra quel tanto che basta per cambiare punto di vista, per lasciare la rabbia incollata al suolo, per volare alto sopra le miserie di chi non sa fare altro che umiliare, offendere, negare e maltrattare. Il problema è loro, non mio.

Auguri a chi sta imparando a credere che il proprio mondo si può cambiare. Il regalo non lo faccio io a loro, ma loro a me, tutte le volte che mi fanno sentire viva e fiduciosa.

Auguri a chi non ama e a chi non è amato. Nel mio pacchetto ci sono un paio di pattini a rotelle per andare in giro a cercare. Perché a cercare anche lontano, amori e amanti si trovano sempre.

Auguri ai gatti mummia come il mio, la vecchia pazza freddolosa e magra e senza forza nelle zampe, sorda e cecatella, ma sempre qui a strepitare contro la sua compagna bipede che non se ne prende cura abbastanza. Penelope, sarai mica arrivata a 20 anni per miracolo?

Auguri a chi odia il natale, a chi ne sente il peso, a chi non vorrebbe aprire la porta su quelle emozioni e quei ricordi e quelle sensazioni che tagliano il fiato e le gambe. Sedetevi e respirate piano, son due giorni e passano in fretta.

Auguri a mia nipote, che non vedo da mesi, che non vedrò a natale perché la porta non la vuole aprire e basta. Se potessi ti regalerei una chiave. Che di porte da aprire ne hai più di una, tesoro mio.

Auguri a tutti gli operatori sanitari di Lazio e Campania. A noi voglio regalare rispetto e civiltà, lavori pagati e una società che non vuol diventare un’azienda produttiva ma un posto dove vivere e crescere per quello che si è: mancini o destrorsi, dislessici o lettori, disprattici o artigiani, capaci o incapaci, pigri o iperattivi, disturbati o disturbanti, figli o figliastri, omo o etero, extra o common, strani o semplici, originali o pezzottati, chiatti o secchi, stangoni o nanetti. Bello un mondo così.

A me è così che piace il mondo.

Buon Natale 2010, gente.

Buone feste 2009

Come ogni anno, ma quest’anno ben più personali.

Auguri e buone feste a Biancaneve spesso stanca e spesso felice, che si addormenta con me attaccata al filo dell’auricolare e, di conseguanza, buone feste a You&me della Vodafone.

Che stiate bene tutti,  che i regali siano belli, anche per chi mi cancella da facebook come fosse vita vera e come se bastasse davvero a cancellare 15 anni di vita attorcigliata, per chi legge e scrive ancora su questo blog, per chi si è perso per la strada, per chi esce da un negozio e non ricorda più da che lato è venuto, per chi scappa e scappa e scappa.

Che gli affetti siano caldi e morbidi per me, per chi dimentica la macchinetta sul fuoco, per chi aspetta bambini nuovi nuovi da regalare al 2010, per chi ha trovato chi amare e per chi ha trovato da chi lasciarsi amare e per chi ha capito che, tutto sommato, è la stessa cosa.

Che la mente sia serena e il corpo pronto, a chi è malato, a chi non ce la fa, a chi si tappa le orecchie con i sensi di colpa, a chi non sa leggere e a volte neanche scrivere, a chi non capisce e a chi capisce troppo, che è uguale.

Auguri e buone feste alle amiche che fanno finta di non capire, alle calabresi orgogliose, alle napoletane laviche, alle romane diffidenti ma presenti.

Auguri a chi legge l’oroscopo dell’internazionale e ci crede pure, a chi lavora da ciuccio senza sapere cosa succederà domani, a chi sfanga la giornata, a chi arriva alla sera col cappio al collo, a chi ne ha e a chi non ne ha più, a chi ci crede, a chi ha smesso ma si rifiuta di cedere.

A chi non si aspettava di trovarsi così a Natale (e così può essere tutto, nel bene e nel male, ognuno lo sa per sé).

Serene giornate a chi è stanco da morire, a chi cerca pace, a chi deve fare i conti con quello che non c’è più, a chi le feste le odia, a chi sente la mancanza, a chi vorrebbe sentirla, a chi resta incastrato e a chi è sgusciato via, a chi si è preso randellate senza aver fatto niente e a chi si è rotto le palle di prenderle e ha deciso di meritarsele, a chi risponde, a chi si alza in piedi, a chi tira su il mento, a chi va dal parrucchiere per sentirsi nuovo nuovo, a chi preferisce l’estetista e a chi usa il silkepil.

Che le ossessioni si sciolgano, almeno per qualche giorno, che la mente si liberi, che il sangue scorra con quel passo da fiume di montagna limpido e fresco.

E, stavolta, proprio non mi va di far gli auguri agli avidi, agli avari, agli arrivisti, agli strateghi, ai mascherati e ai miseri d’animo. Più che altro mi auguro io di incontrarne lo stretto necessario e posso, al massimo, sperare che si riescano a guardare per quello che sono.

Fuori dalle metafore, perché è necessario, auguri a Raffaella, perché mi manca, ma non ancora abbastanza da perdonare, ma arriverà. Auguri ad Alice, perché questo prescinde. Auguri a Margherita che nuota nel fango e si rifiuta di vederlo, auguri a Francesca che è incinta di nuovo, auguri a Da Queen che mi manca moltissimo, auguri a Marco che vedrò stanotte e sarà il mio vero natale domani, auguri ad Imma e Chiara, che si sono sempre, anche quando.

Ecco, mi pare abbastanza.

Buone feste, buoni regali, buoni amici, buoni amanti e buone emozioni.

Che altro si può volere?

Please

pause

Soundtrack: Alexkid ft Ursula Rucker  – Fear In Flight

In questo periodo vacanziero, vorrei allontanarmi dall’ansia di avere qualcosa da scrivere su codesto blog. Mi sta pesando, non ho argomenti, sono preoccupata per il mio rivolgermi a me stessa in terza persona e penso sia meglio riposare.

Ho il cervello stanco, in verità.

Al punto da essermi persa, oggi, al ritorno da Fiumicino, per oltre un’ora e mezza.

Le grandi arterie le ho fatte tutte. Tutte tranne la Salaria che era quella che mi serviva.

95 minuti senza avere la più pallida idea di dove fossi e dove stessi andando.

E’ arrivato il Fab, strutto e stracquo e anche un po’ stranito.

Mi sono emozionata a vederlo, un riccetto del mio encefalo resta convinto che chi parte non torna.

Mi mancava il suo frasare diretto e velenoso. Ci voleva, ma anche no. Massì. Mi mancava lui e basta.

Anche se riparte.

Ma per un po’ ne approfitto.

Per quanto abbia stabilito, in poco più di venti minuti, che sono una italiana arronzona e imbrogliona, un’idiota sentimentale, un’ignorante imperdonabile e una narcisa patologica.

No news, good news.

Aspettiamo l’amica Erika per luglio e pregustiamo la passeggiata ai quartieri spagnoli.

Ho mangiato del fantastico pesce, a Fiumicino, che non ha apportato sensibili cambiamenti alle mie facoltà mentali.

Vorrei anche rimarcare che i cartelli di Roma seguono le seguenti regole: se indicano una direzione, vanno interpretati considerando la posizione della costellazione di Orione in quel periodo dell’anno, quindi va calcolata la cotangente e diviso il valore risultante per la diagonale della piramide di Cheope per 3,14. Una volta completate le operazioni, si ottiene il civico del benzinaio più vicino che, forse, è al corrente della direzione da seguire. Forse.

Infine, presumo scriverò qualcosa per augurare a tutti buone feste. Non dovessi farlo, prendetevi questo.

Ho anche dei buoni propositi per l’anno nuovo. Ma sono propositi, che senso ha parlarne?

Quindi pausa a meno di avere fondamentali faccende da dire. Ma ne dubito.

A bien tot.