Vogliamo parlare di SanRemo?
No, non se ne parla, è una gran palla, se non per la canzone di Lavezzi che si chiama Biancaneve. Mi sembra rimarchevole. ormai Penelopebasta fa cultura…
Vogliamo parlare dell’informazione in italia?
Stamattina ho sentito dire, al GR di Radiodue, che, a Lampedusa “è stato devastato un centro di accoglienza che è tra i gioielli d’Europa” e che un magistrato ha annullato il provvedimento di espulsione allo stupratore punto. Non valeva la pena di spiegare perché mai un magistrato sia costretto a fare una cosa simile.
E che bisogno c’è di commentare? Va da sé l’idiozia dei giornalisti proni e assface dotati.
Domani si torna a Sun City (mi dicono che non posso più chiamarla Garbage City). Vado a far le prove di uno spettacolo teatrale.
La riedizione di una faccenda messa in piedi nel 1987 (dico: millenovecentoottantasette).
Sarà divertente.
Peraltro mi ritrovo lì con ben 3 (dico: 3) ex fidanzate.
Mi porto Alice, l’unica vera attrice che conosco.
Al lavoro, per trovare buoni motivi per andarci (uno stipendio è scomparso, l’ebetoide Kreutzer-Jacob ha tirato fuori la sua vera anima pariolina cazzimmosa e il clima è allucinante), siamo dotate di una barattolo di Nutella da mezzo chilo, ci siamo travestite da circensi – io in fantastico frac, frustino, gilet damascato e baffi a manopola da domatore – e abbiamo genitori impietositi che ogni giorno (dico: ogni giorno) ci riforniscono di torte, zeppole, frappe e ogni altro genere alimentare tendente ad aumentare valori sanguigni di dubbia utilità.
Vado dal pater. Mi ci porta Alice per i capelli, credo. Non c’è altro modo.
Mi manca il fabolous.
Invidio cordialmente l’amico del muretto in Sudan.
Leggevo sul blog di Nelson che una sua amica ha mollato il lavoro ed è partita per il Perù. Invidio anche lei.
Questo pigro autocentramento paraocchiesco mi annoia, ma ci sono immersa come un’apetta nel miele.
L word serie 6 è una palla di suo. E poi manca il gruppo d’ascolto. Se ne perde il gusto. Guardare le strafiche è comunque un piacere, devo dire, ma niente sesso galattico e nessun drama degno di nota. Le new entry sono interessanti come l’unghia dell’alluce destro di povia.
Il quale canta una canzone che fa veramente cagare. A prescindere. Un frappè di luoghi comuni che neanche la mia vecchia portiera analfabeta lucana, Lorenzina, avrebbe sciorinato. Certo che noi gay ci facciamo inculare dal primo che passa. Mi rendo pure conto che a parecchi piace, ma sarebbe ora di fare un minimo (dico: minimo) di selezione. Non solo non contiamo un cazzo di niente, ma ci usano pure per fare audience e per lasciare indelebili impronte nella storia della musica di questo paese. Presenterò, per Sanremo 2010, una canzone titolata: “penelope era logopedista”. Mi sembra pregnante.
Lamentuuuusa.
Baci, o lettori del blog di Penelope moscia. Scrivete che mi arripiglio.