Soundtrack: Tracy Chapman – Fast Car (guarda tu che ho tirato fuori dal cascione)
Mi compro la macchina nuova. Come può essere possibile questo? Perché mi conviene di più comprare una macchina nuova che pagare la vecchia. Sono entrata nel gorgo delle rate. Non ne uscirò viva, ma tanto sticazzi, non potranno rivalersi su nessuno. Quindi, a due anni dall’acquisto di una diesel 1500, vado su una doppia alimentazione 1200. Il debito aumenta ma le rate si abbassano secondo un principio a me incomprensibile ma assolutamente ovvio e palese per i rivenditori di denaro. Ne sono terrorizzata, ma pare io non abbia alternative. Sarà gialla. Sappiatelo. Almeno così ho deciso per ora. Mi sento un italiano medio. Sono un italiano medio. Ovvero faccio cose che non mi posso permettere perché non mi posso permettere di non farlo. Chi ha inventato questo sistema?
Vabbè, basta, che noia.
Sono un’orsa, non necessariamente maggiore. Di sicuro un’orsa di montagna. Sono pure contenta faccia freddo. Lo aspettavo. Sono perplessa. Di me, delle cose che mi accadono intorno. Sono ricaduta nel gorgo degli sguardi solidi. Non dovevo. Mangerei thai tutti i giorni. Non ho molto da raccontare, quissù sulla montagna succedono poche cose, il letargo avanza, la neve copre l’ingresso della caverna. Mi appallottolo al caldo e aspetto che passi. Ringrazio la rabbia feroce che mi governa, se non fosse per lei sarei una depressa patologica.
La R* è arrabbiata con me, dice che la trascuro. Non è vero, sono solo un po’ assente. La Alice dice che dovrei passare oltre (più o meno), oltre mio padre e la sua rapitudine, oltre le etero adolescenziali, oltre l’immagine, la F** dice che dovrei avere meno paura (all’incirca) e meno maniacalità nel giudizio. Ci proverò.
Ieri sera ho visto la bimba di F**. La lottatrice di Sumo… sorride, mangia e dorme e non vuole sapere niente di niente. Bella ciccia, sole e vita. La mamma è affaticata ma combattiva. Deve essere bello. E anche spaventoso. Stasera cena thai con R** e MTV. Adesso so un sacco di cose di politica nazionale e internazionale delle quali non avevo la più pallida, considerando che non vedo un telegiornale da mesi. Domani cena familiare. Tre uscite in una settimana. Record assoluto. Devo fare un sacco di telefonate.
Certo che pur di scrivere, stasera, potrei digitare la nota della spesa. Si evince? Si evince.
Quando faccio così vuol dire che ho in corpo qualcosa e non riesco a dirlo.
E davvero non lo so.
Vorrei essere in riva al mare. Carica di sciarpa, cappello e guanti a guardare le onde grigio antracite. Vorrei sentire il vento freddo tra le guance e gli occhi. Vorrei un braccio sulla spalla a farmi calore. Vorrei intravedere la luna tra le nuvole nere. Vorrei essere libera. Vorrei essere vera.
Questo è il periodo del vorrei. Bisognerebbe passare al presente indicativo. Al massimo l’imperfetto. Non è che sia molto facile da spiegare il brodo primordiale che mi si agita dentro.
Ho sognato acqua e sangue. Non sogno mai, io. Sangue che non riuscivo a contenere e che non ammettevo esistesse e acque di un fiumiciattolo in movimento. Un fiumiciattolo con una riva sola. Fiumiciattolo disabile.
Ho un sonno che mi si porta via. Vorrei (vorrei) evitare di cadere di nuovo. Vorrei (vorrei) vedere lo sgambetto quando arriva ed evitarlo.
Buonanotte, gente paziente.