Soundtrack: Orchestra Baobab – Come Alive (non è vero, non c’è, il box oggi fa i capricci e forse è meglio)
Volevo mettere una foto del presepone, ma non mi funziona la porta ad infrarossi e del bluetooth si è persa ogni traccia.
Volevo ringraziare Imogene, dato che dal suo link sono arrivate badilate di lesbiche svizzere.
Volevo scusarmi per il mio maleducato comportamento su msn. Che cazzo mi ci metto a fare se poi non rispondo a nessuno, non lo so neanche io.
Volevo avvertire che se domani si fa la cena mi metto un paio di stivali con tacco 7 a spillo e il vestitino.
Volevo dire che essere d’esempio mi fa impressione. Se fosse davvero così, stamm’ ‘nguaiat’.
Volevo suggerire a me stessa che forse soffro di una forma blanda di attacchi di ansia. Verificherò.
Volevo sottolineare che Feisbùk e i suoi giochini della minchia mi hanno completamente e definitivamente catturato.
Volevo dire al fab che mi manca, al doc che mi manca, a ziasaimon che mi manca.
Volevo dire pure che andare a lavorare mi sfracella le palle anche oggi (maddai?), però almeno c’è il presepe da fare, ma quest’anno ho meno idee del solito.
Voloevo dire che mi cambio la macchina, dato che in questo paradossale paese, se non hai una lira, ti conviene di più avere una macchina nuova che continuare a pagare la vecchia.
Volevo fare in modo che il post precedente scendesse più sotto e quindi ho scritto questo.
siiiii le lelleee svizzere eheheh
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Visto che si è parlato di “esempio”, lascio cadere qui una poesia che ben rappresenta il conflitto e l’estasi che compongono il bagaglio di molte di noi.
Audre Lorde
da The Black Unicorn, (1978)
Per quelle di noi che vivono sul margine
Ritte sull’orlo costante della decisione
Cruciali e sole
Per quelle di noi che non possono
lasciarsi andare
Al sogno passeggero della scelta
Che amano sulle soglie mentre
vanno e vengono
Nelle ore fra un’alba e l’altra
Guardando dentro e fuori
E prima e poi allo stesso tempo
Cercando un adesso che dia vita
A futuri
Come pane nelle bocche dei nostri figli
Perché i loro sogni non riflettano
La fine dei nostri
Per quelle di noi
Che sono state marchiate dalla paura
Come una ruga leggera al centro
delle nostre fronti
Imparando ad aver paura con il latte
di nostra madre
Perché con questa arma
Questa illusione di poter essere al sicuro
Quelli dai piedi pesanti speravano di zittirci
Per tutte noi
Questo istante e questo trionfo
Non era previsto che noi sopravvivessimo
E quando il sole sorge abbiamo paura
Che forse non resterà
Quando il sole tramonta abbiamo paura
Che forse non si alzerà domattina
Quando abbiamo la pancia piena abbiamo paura
Dell’indigestione
Quando abbiamo la pancia vuota abbiamo paura
Di non poter mai più mangiare
Quando siamo amate abbiamo paura
Che l’amore svanirà
Quando siamo sole abbiamo paura
Che l’amore non tornerà
E quando parliamo abbiamo paura
Che le nostre parole non verranno udite
O ben accolte
Ma quando stiamo zitte
Anche allora abbiamo paura
Perciò è meglio parlare
Ricordando
Che non era previsto
che noi sopravvivessimo
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Davvero? Badilate di lell-vetiche? 🙂
Non sarò stata io a buggerare le stats ripassandomi quasi per intero il tuo blog? Gh gh gh!
P.S. non parlare di facebook… come ti capisco! Maledizione!
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Grazie Ortika, non la conoscevo e molto mi piace.
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Appena tornato (sono le due) da un grande slam cena-bar Azia. Vengo qui e trovo le tua nistalgie….Che dire? Mamma mia, mi sento uno zingaro. Oggi Miguel mi ha chiesto:ma perchè sei sempre in giro? Forse hai bisognp d soldi e percio’ accetti i contratti che ti offrono? Vagli a spiegare tutte le implicazioni della partenza; l’andare, ma soprattutto il tornare, per poi andare di nuovo e tornare di nuovo….Uff,Miguel non capisce, Adi non capisce, nemmeno Mathias che pure esce da un divorzio da una moglie lesbica capisce. Baci
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De nada. Un buon pezzo scritto da una grande donna necessita e merita di essere messo in circolo.
Chè se la parola “lesbica” potrà un giorno non essere pronunciata con scherno, odio, schifo e disprezzo lo dovremo anche a lei…
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passane anche a me un po’ di lesbiche svizzere che non ne conosco manco una!
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Volevo un gatto nero, nero, nero, ma me l’hai dato bianco con te non gioco più.
Anche io cattutrato da feisbuc ma mi sto disinnamorando (gente noiosaaaaa che conosco)
Di già col presepe?
Ma ste svizzere lesbo servono? Dove vivi?
Msn rompe i coglioni, anzi la gente che c’è (vedi mio feisbuc)
Anche e me han detto che son un esempio: mah
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SONO TORNATA!!!
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sibbi, ma che cazzo di fine avevi fatto? ti hanno messo in galera?
Andrea, vivo a Roma, il presepe è monumentale e fatto con gruppi di ragazzini non sveglissimi e dura un mese.
Le lesbosvizzere non so che funzione abbiano all’interno dell’economia mondiale. Ci penserò…
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Un presepone fatto con ragazzini non sveglissimi, sarebbe poi una rappresentazione della natività in cui ci sono anche manichini di H&M, vecchie FIAT500 e vecchine corrose dalla solitudine che mentre andavano a fare la spesa, sono state messe per sbaglio li dai suddetti?
Lesbosvizzere….magari vogliono comprarsi Alitalia. Chiediamo?
Non vedo l’ora arrivi Natale…e comunque sto organizzando una cena a casa, se vuoi venire col tacco 12 (e un aereo Roma-Cagliari, tanto la Ryanair farà la tratta a breve)
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ma che è? un commento doppio?????????? bohhhhh
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ANDREA: ho ancora il cuore che sanguina per la fu Swissair… per l’Alitalia lascio fare ad altri!
PE’: quando scopri a cosa serviamo, dimmelo! 🙂
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Se avessi elementi sufficienti, scriverei un post sulla svizzera, ma conosco solo la canzone “la svizzera, la svizzera, la svizzera è una nazion. Punto e a capo, seconda strofa. La svizzera, la svizzera…” e conosco un gay di nome Giuseppe che forse abita a Lugano, forse a Zurigo. Non mi ricordo. Mi pare poco.
Per il resto, è la prima volta che mi trovo a fare la paraninfa internazionale. Di solito faccio la paracula locale (battuta orrenda, ma non mi potevo esimere).
Bene. Abbiamo finito?
Passiamo appresso.
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menzogna, io ti seguo da un bel po’ e sono svizzera!
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Hai ragione, Acide. Sorry.
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Ti dovremo istruire.
🙂
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