Di risvegli, lavoro e amici vicini e lontani.

risvegli

Soundtrack: Sylvie Vartan Zum zum zum

1 – Risvegli.

La nana si destò. Dormiva da seimila anni, mi sembra. E sognava di altri mondi paralleli dove accadevano cose e si poteva lusingare tutta quanta. La nana, al risveglio, ci ha messo un pochetto a realizzare che era uscita dal coma. Se l’è cantata e se l’è suonata per qualche tempo, subito prima del caffè. Poi ha dovuto aprire la finestra e fottersi. Sveglia sei e sveglia resterai. Vai a costruire seduzioni altrove, che qui ‘un c’è trippa pè gatti.

Sopravviveremo, si disse la nana. Un po’ mesta e un po’ consapevole che quando si desidera qualcosa e questo qualcosa non avviene, con un po’ di talento e qualche pezzo di carta e ferro, si può far finta che sia avvenuto.

O’ munn’ è come t’o fai ‘n capa (=il mondo è come te lo costruisci nella tua testa, N.d.T.). Come prova una famosa conversazione avvenuta più di una decade fa tra me e la mia amica Gabriella:

“Penelope, ho capito che A* mi ama!”

“E come lo hai capito, Gabriè?”

“Perché mentre baciava R**, mi guardava”.

Detto questo, stasera ci ho un poco le pive nel sacco, malgrado i maldestri tentativi di rassicurazione della Alice. Rien a faire. S’è fatto finta. Vabbè, format c:.

2 – Lavoro.

Giornata fantastica, under questo aspetto. Un tripudio di successi personali e collettivi. Un trionfo.

Absolutely.

Un ciccio piccolo comportamentale, riportato nei parametri di una modalità socialmente accettabile in meno di un anno, è un risultato più che gradevole. Manco a dire che non c’entro un cazzo, as usual. Come al solito si trattava di ascoltare, mettere paletti e dare fiducia. Nè più, né meno. Poco impegno, gran risultato da ascrivere a chi ve pare, quindi perché non a me? Rimane il problema della mamma che, come spesso accade, a veder il figliuolo cambiare, entra in paranoia, manco lo preferisse ingestibile e ciuccio. Ma si risolverà anche questo. La superlogopedista e la superequipe son qui per questo…

Poi un bel colloquio con genitori sfranti. Bello non di per sé, ma di per me. Quando mi sento sicura di quello che faccio e mi pare di avere in mano il mitologico polso della situazione, gli è una bella soddisfazione. Quando poi mi accorgo che i genitori hanno talmente intrioettato la figura della logopedista/signorina Rottenmeir, da vedersela davanti quando fanno qualcosa che non dovrebbero fare, è la vera onnipotenza: “IO… SONO… LA… LUCE!”. Per quanto anche questo potrebbe rientrare nel capitolo “risvegli” perché, e non poche volte, son convinta di dire le cose giuste e di aver centrato la questione mentre, nella realtà del mondo quotidiano, ho combinato un casino che la metà basta. Questo è il rischio, non si può avere tutto e, d’altra parte, questa volta mi pare di averla sfangata. Si vedrà.

Nel frattempo, il presepe di quest’anno è monumentale.

3 – Amici vicini.

Che io adoro, dei quali parlo e riparlo più che spesso. Devo supporre siano stati così gentili da entrare nel mio coma e sostenere la realtà parallela con affetto e fiducia illimitata. Ringrazio tutti, devo dire. Rassicura sapere che qualsiasi puttanata dico, mi credete, mia cara Alice&V**, mia cara R**, mio caro Fab2 e mia cara sorella adriatica. Abbiate la pazienza di darmi meno credito in futuro, bisogna pur tener conto delle salienti caratteristiche della mia personalità border line. Ma meno male che ci siete, sennò sarebbe una vita agra e sereticcia (=generalmente riferito al cibo, sta per stantia, secca N.d.T.), priva di sfumature e di fantasia.

4 – Amici lontani.

Il fab mi manca assaje assaje. Mi manca il suo sguardo impietoso, la sua cronica inabilità al gesto d’affetto limpido, la sua capacità di versarti addosso la verità delle cose con la rabbia dell’impotenza. Mi mancano le manone rassicuranti e il suo over-narcisismo che mi fa sentire a casa. Mi manca la sua tempistica, i suoi occhi preoccupati, il sorriso da gatto del Cheshire. Mi manca il suo sgamarmi, il mio sgamarlo. E le schermaglie dialettiche stremanti che perdo sempre (ché non c’è storia e chi lo conosce lo sa). Mi manca anche il suo digrignare i denti quando gli prendono i moti d’affetto e le domande inutili e inverosimili che tira fuori quando non ha voglia di parlare o quando vuole che TU dica qualcosa di preciso e insindacabilmente deciso da lui. Infine mi manca il suo cervello sguarrato (=aperto fino all’inverosimile, slabbrato, N.d.T.) e la sua presenza bionda.

Non te lo aspettavi eh?

Mostro.

Per quanto attiene a Biancaneve, resta inteso che la mia disponibilità è assolutamente invariata. Non sia mai detto che una gentillesbica come me venga meno ad eventuali, reconditi, sogni comatosi.

 

Aggiungo, infine, che ho declinato la richiesta di amicizia su facebook fattami dall’Amministratore Unico del centro per il quale lavoro, inviandoGli una mail che sì recitava (+ o -, mi so’ scordata):

Ciao °°°, niente di personale, ti assicuro, ma avere il mio capo tra gli amici di facebook mi fa un poco impressione e mi fa anche sentire un po’ limitata. Ti assicuro che non appena non sarai più il mio capo (cosa alquanto probabile, mi sembra), ti verrò a cercare.

Spero di non avergliela mandata proprio così, che mi pare una minaccia. Aspè che controllo. Ah no, ecco: “Quando non sarai più il mio capo (cosa che non mi pare improbabile), prometto che ti contatterò”. Era così. Suona meglio.

Staremo a vedere.

grilloparlante

Soundtrack:Charlotte Martin – Haunted (tutto ve lo metto, tutto l’album)

Mannò, che vedere? devi fare.

No no, io sto a vedere.

Dato che quello che vedo non torna, io mi siedo un po’.

Ma che altro dovrebbe accadere?

Che cazzo ne so. Mica pizze e fichi, qua.

Ho un grillo parlante in testa che borbotta come una pentola di fascioli.

Il grillo sostiene che non è tutto oro quello che luccica, che ogni cosa potrebbe essere il suo contrario e che la prudenza è d’obbligo.

Che palle ‘sto grillo.