Soundrack: Charlotte Martin – Steel (che tanto vi tocca tutto l’album, sono addicted)
E’ tardi.
Mi sono fermata sotto al mio palazzone postfascista, stanotte. A fumare.
Facendomi un po’ inumidire da quest’aria inqualificabile.
Avevo voglia di aria. Ho voglia di aria.
Ho voglia di stare in piedi in una piazza deserta a non far nulla.
Ho voglia di stare seduta sotto un albero che mi sputa rumorosamente addosso le foglie per un intero pomeriggio.
Ho voglia di non dover alzare lo sguardo per vedere la linea della fine del mondo.
Ho voglia di vedere il blu dell’acqua dall’angolo del mio occhio destro mentre sto a non fare niente.
Ad aspettare.
Passeggiare piano piano. Quei passi che faccio io. Quelli che nessuno riesce a tenere, perché troppo piccoli e lenti.
Non mi va di stare in questo letto.
Mi pesa il pigiama.
Le lenzuola mi stanno come una camicia di forza.
Stanotte.
Mi sto stretta.
Stanotte.
Voglio stare sotto alla luna come fosse il 15 agosto a mezzogiorno.
Voglio non essere stanca di fumare.
Voglio stare su un ramo e guardare su e mai giù.
Voglio andare dove non sono stata e tornare dove non dovrei andare.
Voglio sentire il collo libero.
Non voglio nessuno intorno, non voglio persone, parole, gesti. E non voglio smettere di amare persone, parole, gesti.
La mia gatta stasera mi abbraccia. Ma non sono triste o malinconica.
Semplicemente non sono abbastanza.
Abbastanza grande da. Abbastanza forte da. Abbastanza sfaccimma per.
La mia gatta ha voglia di coccole e schiaccia la sua tempia sul palmo della mia mano.
Non ho voglia di dormire.
Ho voglia di stare seduta sul marciapiede di una città di mare. Una di quelle piccole. Una di quelle che sembrano di cartone.
Penelope mi segue nelle mie instabilità da 17 anni e mezzo. Ha pazienza. E un affetto illimitato. Un bonus permanente.
E non ha altri che me.
Impressionante. Chissà se le pesa. Chissà se ha ancora voglia di passeggiare al buio tra mattoni e frasche e erba secca. Chissà se ha ancora voglia di inseguire uccelli e topi e lucertole. E di fare figli. Ne avrà fatti una trentina nella sua carriera di felina alfa.
Ho la musica nelle orecchie. Charlotte Martin è una droga. E io sono ossessiva.
Il post è scritto con il computer di M**. Domani lo restituisco. Ho ripreso il mio. La cosa favolosa di questo laptop è che è stato comprato a Napoli e si chiama “O book”. Lo adoro per questo. Tu tien’ l’ Imac e j’ teng’ o’ bùk. Fantastico. mi mancherà anche perché è una scheggia.
Voglio dirti, mia cara inesistente visione, che sei una parte consistente della mia giornata. Fin troppo.
Voglio portarti, fantasia resistente, in posti dove non sei stata e farti fare quello che hai voglia di fare.
Voglio aspettare la tua voce al telefono. Voglio sperare che il prossimo sms sia il tuo.
Voglio rivoltarti come un calzino. E porca puttana questa cosa mi fa incazzare oltremodo. E non mi sento neanche libera di dirlo come lo sento, che ‘sto cazzo di blog comincia a non appartenermi più – è più vostro che mio e ancora non capisco cosa vi tiene attaccati alle urla e agli strepiti di una donna sempre in cerca di cose che non esistono e non si fabbricano – e le cose che ho forti e chiare non possono più finire qui sopra. E mi manca e mi costa. Ed era pure quello che volevo. Porca puttana e povera la puttana che non c’entra un cazzo.
Io lo so bene cosa ho dentro, lo so bene che è di questo che ho bisogno, lo so bene che senza questo soffio d’aria che mi prendo dai tuoi gesti (non diretti a me, è ovvio), comincerei a morire. mi dispiace per te, a volte. Non sai in cosa sei avvolta. Immagino tu mia stia chiedendo ben altro. Ma io vedo molto più in basso, molto più a terra.
E tu manco lo sai ché non mi leggi. E so anche che tutte le volte che ho perso tempo a rubare quello che non c’è, non mi è rimasto niente. Questo mi dispiacerebbe. Niente è troppo poco.
Ho i piedi caldi e le spalle fredde.
Vieni qua che ti faccio vedere l’intero mondo.
Che dovrei raccontare della paura che ho di prendere un’altra randellata sulla nuca e di scambiare vigliaccheria per delicatezza e di pensare che se ti dico qualcosa poi me la spari in faccia il giorno dopo tu come altri, la qualsiasi della ferocia umana. Dovrei raccontare della diffidenza dei sentimenti che mi governa, della lotta che faccio con il senso di use/abuse che avverto ovunque. E non credevo sarebbe accaduto. Tu non sei così, o no? io non son capace di capirlo. Di me non mi fido. Che non ne resta per me.
La mia gatta gioca, alle 3 e 14 di notte, con il jack dello stereo.
Io gioco, alle 3 e 14 di notte, con emozioni che non andrebbero condivise.
I was up all night waiting for some kind of miracle, dice la Martin nelle mie orecchie.
Per avere i miracoli bisogna chiederli.
Any suggestion?
Che demente che sei! Un newsgroup appartiene ai lettori-postatori, non un blog.
Ti stavo scrivendo un commento che conteneva ciò che mi sembrava una brillante metafora architettonica (mi scuserà l’architetto alfvattelapesca) in cui ti paragonavo alla malta che tiene insieme un muro di mattoni. Poi ho ragionato sul fatto che stravo scrivendo un commento (Oh, guarda, si chiama COMMENTO) a qualcosa che appartiene a te e che gestisci tu e tu sola e che ci piace proprio per questo, perchè se ne volessimo uno nostro lo faremmo da un’altra parte (e molti infatti lo fanno).
Per quello che mi riguarda, ciò che mi lega a a te ed al tuo blog è la poesia (e anche oggi ce n’è tanta). Sicchè non mi sento nemmeno guardone, pur sapendo benissimo che sto leggendo di fatti tuoi, perchè sono più interessato al contenitore che al contenuto (benchè sia poi impossibile scindere con nettezza le due cose). Ti ho già citato Saint-Exupéry a proposito di vita e scrittura, vero?
Un giorno, poi, se ci riesco, ti scriverò dell’innamoramento (corrisposto e non) dal mio punto di vista.
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…alle volte ti prenderei per quelle spallucce che ti ritrovi e ti scuoterei forte forte, come il cestello della tombola. … e a scuoterti ancora e ancora finche non sputi da quella boccuccia i numeri giusti, senza usare sta cazzo de smorfia napoletana! … magari ci esce pure un terno secco!
Alf***
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@tribus: ma alfvattelapesca sarebbe io? 😀
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annusa l’aria e annusa ogni profumo.i miracoli esistono…questo che stai provando,comunque vada a finire è un miracolo.perchè sei viva e non te ne stai accorgendo.le mie spallate.sempre.(non smettere)
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Uè, non vi incazzate.
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@ altungdiscoclub
ehm… si… perdona… non ricordavo bene il nick, sicchè…
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penè…mi stai diventando sempre introspettiva e crepuscolare…urge un’uscita insieme 😀
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io continuo a dirti che mi piace un sacco come scrivi e ti leggo non (solo) per sapere i cazzi tuoi ma perchè mi piace come li metti per iscritto…Sei viva, Penny!
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sarkò, let’s go.
Crilà, ci vediamo domani.
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