Soundtrack: Nicola Conte – Karma Flower
Mi sciolgo pigra.
Penelope ha finalmente capito cosa si vuole da lei e si può calmare. Ma era più bello inventare. Era più bello sognare occhi che si abbassano e pelle che si cerca.
Era più bello crederci.
Penelope vorrebbe parlare del suo voltaico sentire ma non ne ha il coraggio. Non vuole essere letta. Non vuole essere vista nella debolezza dei suoi polmoni.
Mi appoggio su note di jazz e comincio il mio viaggio notturno. Non vado mai troppo lontano, a volte rido di me e delle censure o del pragmatico realismo dei miei dormiveglia pilotati.
E mi chiedo quando sarà possibile di nuovo emozionarmi, arrossire fino ai fianchi. Restare ferma con le spalle ad un porta e guardare qualcuno che guarda me.
Sentire quelle serpentesche deviazioni delle vene. Riempirmi gli occhi di quello che vedo.
Non mi importa di cosa viene dopo. Mi importa di sentire il vento dietro alla faccia e il naso pieno di profumo fino a soffocare.
Provare ad allungare un braccio e a ritrovarlo su una spalla morbida e solida e solare.
Sentirmi prendere le mani. Sentirmi prendere la faccia.
Sentirmi.
Anche stasera le parole mi costano. Non trovo la corrente e mi aggrappo a scogli e mi infilo in gorghi perché le mani smettano di scrivere.
Ma non smettono, questo si sa. Penelopegatta ride di me e dei miei doppi messaggi. Ride della deriva che ho preso e della voglia che ho di innamorarmi.
Oh sì, quest’è? potevi dirlo prima, ma non è cosa che si possa decidere, lo sai.
E chi lo ha detto?
Quello che so per certo è che quando mi sento così, it’dangerous. Very dangerous.
Alla fne quello quell’è.
Volevo scrivere un post erotico, sia chiaro, ma la lucina USB ha illuminato altre lettere sulla tastiera.
Mi viene da prendermi in giro. Inutile buttarla sul sensuale. In realtà non c’entra un cazzo.
Vorrei una passeggiata al mare. Vorrei una carezza anche furtiva, fanculo all’autodeterminazione, vorrei ascoltare parole che non siano le mie. Vorrei fingere di credere ad un progetto, ad un’immagine, ad un desiderio. Mi basterebbe.
Ricordando le mie ultime storie, mi verrebbe da dire che è meglio restare chiusa a casa e rimandare a data da destinarsi. Prima di prendere un viso tra le mani si dovrebbe guardare qualcuno negli occhi e pensarci un paio di volte su.
Ma me ne fotto.
Adoescente emozionale. Non imparo e non voglio imparare.
Ancora romantica, ancora imbranata.
Credo di esserne fiera.