
Soundtrack: Madonna – Give it to me
Va’ che titolo originale. La foto è una merda ma il Nokia quello è.
Stasera concertone di Madonna all’Olimpico. Biglietto gratis. Da sola nei distinti.
Madonna sarà per tutta la serata un puntino bianco iperattivo e l’acustica una vera chiavica, con un eco corto corto che creava solo grande confusione.
Ma ci sono andata di lusso lo stesso, non era neanche lontanamente previsto ci andassi. Quindi niente da ridire, anzi grazie ad M* per il biglietto.
Salgo le scale del settore 52A e mi si apre davanti uno spettacolo fantastico che tronca un po’ il respiro: stadio stracolmo, umanità pigiata e indistinta ai miei occhi da talpetta, un dj fenomenico che intrattiene prima del concerto. Uno splendore.
Tra le file una rissa ogni due secondi. Questo è il posto mio, no siediti da un’altra parte, voglio passare, passa da un’altra parte, ma vaffanculo, vaffanculo tu eccetera eccetera.
Càpito in un punto ad alta concentrazione lesbica. All under 25. Benevento, Torino e Pescara. Rissosissime. Che ridere.
9 e 15 e si parte. La signora si leva subito dalle palle le canzoni che tutti vogliono, compresa Vogue. Ha riadattato tutto, i pezzi sono letteralmente irriconoscibili, se aggiungi la distorsione dell’acustica di merda, un paio di loro non ho proprio capito cosa cazzo fossero.
Salta con la corda e canta, la Stronza cinquantenne. Come cazzo fa? se io fra 5 anni mi metto a cantare mentre salto la corda, mi prende l’eliambulanza e mi deposita direttamente nel mio loculo al cimitero degli inglesi. Una via diretta.
I pezzi sono talmente diversi che la gente non può cantare, deve essere una bella soddisfazione.
Il palco non è fantasmagorico di per sé, ma ci sono delle immagini proiettate che sono bellissime. Filmati di animazione veramente particolari. E un paio di trovate fichissime e ipnotiche che zittiscono letteralmente lo stadio.
C’è una specie di cilindro fatto con una cosa tipo rete che sende giù e la avvolge. Sul cilindro proiettano immagini. A tratti sembra che lei stia cantando dall’interno di uno di quei souvenir con la bolla di neve. Si applaude alla bellezza dei giochi di luce. Che strano fatto. Poi escono dei pannelli semoventi rettangolari a misura umana su cui proiettano immagini di ballerini che ballano e che si interscambiano con ballerini veri. Meglio di così non lo so spiegare, mi spiace.
Scopro che è pro-Obama e pure lei maniaca della storia del riscaldamento globale (che da quando ho letto quest’estate il libro di Crichton, non ci credo più).
Trasforma “la isla bonita” (che di per sé è già una canzone orrenda e cafona che la metà basta) in un ibrido tipo balcanico o comunque rom-style. Siamo oltre il trash, siamo a livello differenziata. Ma mi viene il dubbio che in capa sua sia un messaggio, in particolare all’Italia. Ma forse sopravvaluto.
I musicisti credo fossero androidi, vista la precisione. Non li presenta nemmeno quindi sì, sono androidi.
Ho la sensazione che abbia deciso di divertirsi molto e di impostare il concerto in fasi alternate tra loro.
C’è la fase old time con le canzoni sue vecchie, Like a Virgin è a cappella verso la fine per farla cantare anche al pubblico che era rimasto fottuto dai rimaneggiamenti di Into the groove e altre. C’è la fase rave, dove gli arrangiamenti ti fanno sentire in una megadiscoteca di Berlino e ti pare pure che ti sei calata ma non te lo ricordi più. C’è la fase rock dove suona la chitarra elettrica e gioca a fare la rock star anni 70 come da copione, compresa la distorsione del suono davanti all’amplificatore, alla Hendrix, suona col sedere… La fase cantante quando canta quasi acustica. Infine la fase bucchinariella (=furbetta, N.d.T.) dove spara bassi a palla, accordi in maggiore, luci ad effetto e bacia ballerine bonissime, nerissime, bravissime, sexissime. Fanculo come ho rosicato.
Preferisco decisamente la fase rave. Fantastica.
Due ore pulite pulite in piedi a ballare e cantare (ah, ma allora anche io me la cavo).
Il primo concerto di Madonna che vedo.
La percezione più forte è che 70.000 persone non chiedano musica, tantomeno arte, ma solo “facce divertì e stupiscici”. E lei lo fa, il puntino bianco iperattivo. Lo fa bene.
Quello che hai, se ti arripigli un momento dal delirio ballereccio, è la sensazione di esser di fronte ad un cartonato. Un cartone molto ben disegnato, vuoto ma esteticamente perfetto, falso come Giuda ma irresistibile. E chissenefotte se canta in playback. In fondo è come essere andate in discoteca insieme. Io e Madonna.
Anvedi.
Affinale Give it to me. Fantasticamente identica alla Radio version e quindi una droga, in pratica, non ti puoi esimere dallo sbatterti.
Il concerto si chiude con la scritta GAME OVER. Fa-vo-lo-so.
Nessuna richiesta di bis. Gnente, te dico gnente. Ci so’ rimasta male.
All’uscita riesco ad incontrare S*, V* ed E*. Contenta di vederle. Contenta di delirare per 30 minuti in un tripudio di napoletano urlato e sbracalone. Un po’ come mangiare la cotoletta alla milanese: sapore di casa.
Infine, aspettando L* che ci ritira per riportare M&M e me a casa, non resisto e libero una macchina di cinque giovani frocetti dalla trappola della seconda fila. Prima cerco di spiegargli come uscirne malgrado la macchina affiancata, poi mi offro per fare la manovra io e la faccio. Applausi a scena aperta da tutto il marciapiede. Dico al ricchioncello che, come sa, una lesbica al volante è una garanzia. Mi risponde che ho trovato le bionde giuste… Che teatrino.
Give it to me
Yeah!
No one’s gonna show me
How!
Give it to me
Yeah!
No one’s gonna stop me