Un anno ancor…

Soundtrack: Joan As a Policewoman Hard White Wall (non carica questo bastardo di box.net, quindi immaginatela…)

Potrei usare flickr, ma mi rompo, quindi posto le foto di questa estate una alla volta.

Ieri mare. Su consiglio multiplo sono andata al Mediterranea. Stabilimento di Capocotta prima del Settimo Cielo.

Troppa gente, troppi fighetti, troppo sistematino. Continuo a preferire i posti vagamente sfigati. Soprattutto al mare. Ma sono stata bene. Da sola. Capita molto raramente che io mi muova da sola.

Raramente è un eufemismo.

Ma, appunto, un anno è il tempo che mi sono data per decidere cosa fare della mia vita (alla tua età, Penelope?).

In quest’anno deciderò se restare a Roma o andare via e dove andare. Nel frattempo non voglio perdermi niente e mi voglio abituare all’autonomia affettiva e pratica.

Per ora sono preoccupata, non riesco a trovare una coinquilina e mia nipote sta sbaraccando. Ci vorrebbe un colpetto di culo. Vedremo.

Naturalmente, in un momento topico come questo, ci voleva anche lo stipendio in sospensione. E di nuovo non si sa quando ci pagheranno.

Il prof parte e va via per tre mesi. E’ capitato già, più volte, che non ci vedessimo per lunghi periodi, quindi niente di nuovo, ma mi prende un senso di vaga insicurezza, una brezza destabilizzante cui bisogna porre rimedio.

Conosco il prof da 30 anni pieni. Abbiamo cominciato diventando noti disturbatori nei corridoi del liceo (ho scoperto dopo anni e anni che il prof era il miglior studente della scuola, al momento pensavo fosse una testa di cazzo qualunque), per continuare sotto ogni forma il nostro legame. Amici, fidanzati, nemici, fratelli. Condividiamo una storia familiare con punti sostanziali in comune, un modo di pensare che sembra fatto in fotocopia e una costanza degli affetti quasi inconcepibile (o forse, al contrario, ovvia) in persone così tanto scolpite dal vivere senza.

Guardarmi intorno e vedere mia nipote che va via, il prof che va via, l’incertezza economica, questa casa che forse perderò, mi ricorda altri momenti e altri dolori.

Comunque c’è da fare e, stavolta, vorrei evitare di farmi fottere. 

Un anno al massimo per sapere cosa voglio per stare bene.

Comunque.

Al tardo pomeriggio, ieri, sono arrivate Omaha e una sua amica per fare quattro chiacchiere sulla spiaggia.

Urge un post sulle “lesbiche banana”, ne abbiamo convenuto collegialmente.

Ho scoperto, con piacere, comunioni di pensiero che scaldano il cuore. E questa sempre cosa buona è.

Stringi i denti e cammina, Penelope, ancora qualche gradino e sei dall’altra parte. Quale che sia, l’altra parte.