Politically Correct?

Soundtrack: Ali Farka Tourè & Ry Cooder – Bonde

Momento Politico. Non sono particolarmente portata per questo, ma quando ci vuole ci vuole.

Ieri partecipo (moi?) all’assemblea pubblica al Pigneto, cercherò di essere breve che tanto lo so, ci si annoia in fretta a leggere cose accadute sul serio e con risvolti sociali, siamo Italiani.

Per chi non ne abbia la più pallida idea, il Pigneto è un quartiere di Roma molto caratterizzato. Multietnico, studentesco, punkabestiesco (se non hai un cane mica ti ci fanno abitare), artistesco e con residui, storici abitanti allucinati dal cambiamento commercial-notturno degli ultimi anni.

L’altro ieri un gruppo di una ventina di persone ha assalito e vattuto (=picchiato, N.d.T.) il negozio di un bengalese, il bengalese medesimo e i negozi/anti vicini.

Il motivo? pare che il bengalese abbia il controllo della malavita e dello spaccio locale, qualcuno è andato lì a chiedere la restituzione di soldi rubati (anche i bengalesi fanno il cavallo di ritorno come a Napoli? apperò) e, non riuscendo ad ottenerli, è tornato con venti amici suoi a volto scoperto e ha sfasciato tutto sotto lo sguardo poco indignato dei Pignetini.

Sento la radio e la speaker, stamattina, dice: “Si esclude la matrice politica, si è trattato di un regolamento di conti.”

Minchia se c’è, invece, la matrice politica.

  1. Venti persone che si riuniscono per picchiare e distruggere sono, per definizione, fascisti.
  2. Se ad avere il controllo della “malavita” fosse stato un italiano, non ci sarebbero andati.
  3. Quando un intero quartiere (mo’ non esageriamo, non l’intero ma quasi) resta a guardare e gongola, si comporta in modo razzista e fascista.

E niente “però”, perché è così che si comincia, è così che l’Italia ha cominciato 70 anni fa, è così che si mettono le basi per cambiamenti sociali e politici che questo paese conosce più che bene.

Ma l’assemblea è stata bellissima. A tratti emozionante. Gente, tranquillità, sincerità, antifascismo profondo, voglia di farsi sentire in un paese che cammina con il bloccasterzo incastrato a destra.

In questa nazione manca una vera lotta per i diritti civili, diritti che dovrebbero essere acquisiti in automatico in un paese europeo industrializzato e che invece latitano vergognosamente.

Mi sono resa conto che una lotta così importante e così “evolutiva”, noi italiani non siamo in grado di farla, sappiamo involvere egregiamente, però.

Dobbiamo sperare che inizino gli extracomunitari per noi. Che siano loro, con i loro diritti di base negati, con la loro forza lavoro che è il 10% del Pil del paese, con la loro reale precarietà a far partire una battaglia che dovrebbe essere in atto da almeno 10 anni ma che non è mai cominciata.

E’ stato bello stare lì, mooolto vintage, molto esaltante.

L’ho detto. Una chiavica, ma l’ho detto.