Soundtrack: Big Soul – La belle e la bete
Questo blog va in pausa a tempo indeterminato.
Sono stanca, profondamente stanca. Non mi pare di avere intorno più un granché di familiare. Un effetto campo di battaglia. polvere, detriti, sudore lacrime e sangue, ferro e brandelli. Non è nemmeno la calma dopo la tempesta, è quella sensazione da intervento della Protezione Civile.
Sono stanca di mollare e tenere, stanca di portare valige, stanca di pensare, stanca di tradurre le mie giornate in cose da scrivere. Sono stanca di guardarmi, stanca di essere sempre e comunque la stessa. Stanca di me.
Mi guardo intorno e mi chiedo quale può essere il livello massimo della mia stupidità. Cosa vedo davvero, cosa è vero e cosa no. Dove sono e chi sono le persone, io cosa c’entro, io quanto c’entro.
Mi pare che qualcuno mi trattenga la testa sott’acqua da giorni. Non riesco a respirare. E mi piace.
Cosa sono capace di fare. Cosa le persone possono avere da me. Cosa ho capito e cosa mi sono inventata. Domande che mi staccano un neurone alla volta, un neurone dopo l’altro.
Che pochi ne ho.
Allora non ce la faccio a scrivere. Non sono certa mi sia mai capitato prima – essente che sono grafomane oltre che logorroica -, ma mi sento un’idiota. Totale.
Non mi piace neanche più quello che scrivo.
il valore delle cose.
il valore delle persone.
Le battaglie perse in partenza.
La fiducia.
L’orgoglio.
Le richieste.
Costruire.
Difendere.
Mostrare.
L’onestà.
Demoni e Fantasmi.
Imbrogliare.
Attaccare.
Il pregiudizio.
Guardarsi allo specchio.
Le lacrime.
Essere come.
Mentire.
Gli strumenti.
Distruggere.
Regalarsi.
Guardarsi negli occhi di altri.
I desideri.
Apparire come.
Nascondere.
I sentimenti.
il dolore.
Il tempo che passa.
Le emozioni.
La birra.
Il blog.
Conoscere.
La cecità elettiva.
Informarsi.
Scoprire.
La fantasia.
La gatta nera.
La rabbia e il furore.
Coprire.
Regalare.
La realtà.
La realtà.
La realtà.
Quale?
Parole che definiscono cose che faticano ad essere definite. Definizioni di stati d’animo che scivolano uno nell’altro e nell’altro e nell’altro senza trovare Il Luogo. Luoghi senza un tempo e senza una dimensione. Ché la dimensione è un parametro variabile. Variabile come le increspature del pensiero. Un pensiero che non trova definizioni.
Bentornata. Ci sarebbe da dire. Eccoci, Penelope, di fronte a quella porta, di quel treno, di quel viaggio. Ricordi? avevi sbagliato vagone, avevi sbagliato treno, avevi sbagliato viaggio già molto tempo fa. Cosa ti fa pensare che questo sia il giusto binario? dentro non è cambiato niente, il tuo sguardo è ancora quello sguardo, perché mai dovresti vedere ciò che è e non ciò che vuoi sia?
Melodrammatica più del solito. Si evince che è meglio pausare.
Vado a stirare.