Soundtrack: Elisabetta Serio – Fil Rouge Instrumental (stavolta c’è davvero nel box)
Allora:
stasera hanno assaltato il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli. Fascisti che alluccavano (= urlavano N.d.T.): “Froci di merda”.
Ne parliamo?
No, non ne parliamo, diciamo solo che a me pare un piccolo, squisito assaggio del nostro prossimo italiano futuro. Diciamo anche che mi esplode il cervello se penso a quanto, ormai, si possano sentire autorizzati a fare il cazzo che gli pare e che la barista del Tumbler lo aveva detto che stava per succedere.
Dunque io mi metto un po’ in attesa. Aspetto di vedere se quello che penso è vero e se le cose stanno per andare come pare non possano che andare. Una parte di me si augura che tornino, come zombie, gli extraparlamentari di sinistra a mettere le cose in equilibrio. Una parte di me pensa che cosa più orrenda non c’è.
Nel caso mi diano fuoco sulla pubblica piazza, in quanto dyke, jewish, woman, terrona and ex-comunista (?), cui mancano solo quarti di negritudine (origini calabre va bene uguale?) e parenti rom (che pure è possibile visto i miei ascendenti), siete pregati di ricordarmi ogni anno con un bicchiere di birra Birrasconi e un pacchetto di patatine San silvio.
Deliro.
Dunque, detto questo, invito tutti coloro che leggono questo blog a festeggiare l’esistenza propria e altrui stasera al Tumbler, che ci sono delle ragazze molto brave nomate “Io e Annie” a sunà.
Un po’ come quelli de “la peste”, godiamocela finché dura.
Perché può durare poco e male, politicamente, umanamente, sfigatamente. Oggi mi ha preso così, perché le news che mi arrivano, da svariati fronti, sono difficili da digerire, come da post precedente.
Peraltro non si sa quando mi pagano, che non mi pare una notiziola da poco.
Infine devo dire (quante urgenze in questo periodo) che alla mia libertà personale tengo molto. Sto diventando, forse, poco generosa. Ma me la sono guadagnata come sempre si guadagna: sangue-sudore-lacrime. Me la sono cazzo meritata e me la tengo.
Scrivo male stasera, sarà l’indignazione, sarà la stanchezza.
Baci a tutti voi dalla lesbica/mezzaebrea/donna/terrona/excomunista/forseancheneraezingara Penelope.
Prima della notizia dell’assalto al Mario Mieli, sono stata accusata di essere allarmista e portata al catastrofismo.
Magari ho solo esagerato ma…i conti ahimè stanno tornando 😦
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bella la soundtrack, sta uagliona ce sap fà.
sì il problema è la nostra incapacità di organizzarci, non dobbiamo fare gli squadroni dobbiamo unirci, stare vicini, e non continuare a restare disuniti ognuno perso nelle sue pippe mentali.
e se necessario prendiamo una mazza e gliela suoniamo in testa, quando li vediamo venire verso di noi urlando quello che urlano sti coglioni bastardi.
dobbiamo parlare e organizzarci.
non stare ad aspettare che qualcuno ci rimetta la vita.
perchè se non facciamo nulla, succederà.
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Del resto, Penelope cara, ci son politici (e sono dei nostri, cazzarola!) che pensano all’omosessualita’ come ai mancinismo.
Nello specifico argomentavano che l’essere mancini e’ un fatto insito nell’essere umano, come l’omosessualità.
E fin qui niente di strano.
Ma il proseguio era che un tempo quando uno era mancino gli si insegnava a usare la destra e con pazienza si arrivava al risultato di renderlo destrimano.
Ho spento la radio, ché le conclusioni non le ho nemmeno volute sentire.
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E, pensa, io sono una lesbica che fa la logopedista.
Sai quanti ne ho di pazienti mancini corretti?
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Io in questo periodo sono una mina vagante.
E che mi sono rotta il cazzo di dire, parlare, accusare, indignarsi e non fare NULLA.
Ne conosco troppe di persone che vanno al Pride solo per acchiappare ed andare poi al mega festone la sera, gente che non si dichiara perchè poi perdo il lavoro, poi mi guardano male, poi…poi…poi prima o poi tocca a tutti se non ci muoviamo.
E adesso con la Destra al potere sarà ancora più difficile trovare persone disposte ad esporsi.
Non mi illudo sinceramente, sulf atto che a lungo andaremo ci scocceremo, reagiremo…sono molto pessimista su questo però…sono altrettanto convinta a non abbassare la testa, perchè se solo la chiniamo ce la schiacciano in un attimo.
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ciao
non mi conosci, volevo solo dirti che io sono scappato dall’italia. per altri motivi, ma forse no. Eppure, non posso fare a meno di essere inseguito da cio’ da cui volevo scappare. maledetto – o benedetto – mondo globale. scappare anche dai problemi (diciamo cosi) di chi non e maschiomaschioitalico, femminafemminaitalica, di chi non bela in coro, di chi… non e’ come vorrebbero che fossimo.
ora vado, cerchero’ di dimenticare per il finesettimana. impossibile.
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Ma siete sicure che la situazione sia così drammatica? A me pare un po’ esagerato, anche perchè, al di là della violenza individuale, a livello “sociale” è ormai difficilissimo trovare qualcuno che si esponga a dichiarare i suoi pregiudizi contro l’omosessualità. Comunque, la strada resta impervia….e non solo in Italia.
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Uno dei favolosi,
non credi che il fatto che non li esplicitino, che non li verbalizzano, possa bastare? In tutta onestà, perché dovrei accontentarmi di non essere bruciata sul rogo?
Perché non dovrei aspirare a vivere in un mondo più bello, più giusto, dove nessuno si sognerebbe mai di applicare su di me “correttivi” come si faceva con i mancini?
Preciso, a scanso di equivoci che non ho intenti polemici, ma davvero condivido la preoccupazione di chi intravede in questo (ennesimo, se si considera che episodi di violenza omofoba in questi ultimi anni ce ne sono stati, eccome!) “episodio vandalico” solo un inizio. Per di più inserito in un clima sociale e culturale di pericolosa deriva reazionaria e, diciamocelo, fascista. Cattolica apostolica, nel migliore dei casi.
Anch’io, come Benny, non mi faccio molte illusioni sulla capacità di dare una risposta forte e corale, “di una rivoluzione culturale”, ma… teniamoci pronti!
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Bentornata LeaUeno.
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Torno spesso in verità, ma in silenzio 😉
E’ che anch’io risento un po’ del terrore post- elettorale. E della rabbia, anche.
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Non se ne può fare a meno, visti i fatti. E le categorie più attaccabili sono e restano sempre omosessuali e donne.
Riparliamone, direbbe la Cortellesi.
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