Gente che sa quello che dice.
Day 24 marzo 2008
Raffreddore smisurato
Soundtrack: Nina Hagen – 99 luftballons
E’ un post noioso che la metà basta.
La soundtrack è questa perché il prof fabolous, in queste vacanzette di pasqua, mentre io e il doc faboluos cercavamo di sopravvivere all’avvento del peggior raffreddore della storia, ci ha massacrato di heavy metal anni ’70 e ’80 e perché mi ricorda una cosa strana accaduta dopo un concerto della Hagen a Naples una ventina d’anni fa.
Dunque sono devastata da un raffreddore allucinante. Mi sento come se avessi 39 di febbre da tre giorni ma, invece, ho un miserabile 36,8 (altresì detto: 37 meno 2), mani ghiacce – granny’ style – delirio facile e rincoglionimento feroce.
In questi giorni, di nuovo, ho incontrato persone che non vedevo da 10 anni (altre, però, non le stesse), ascoltato musica che non sentivo da almeno 20. Il fabolous ha scoperto l’orgasmo via e-mule e non ce ne ha risparmiata una che fosse una, persino gli iron maiden e i black sabbath, come fa a ricordarseli? quando li ascoltava? io gli ho infilato nella playlist anche i blue oyster cult ma, purtroppo, non ricordo minimamente il nome del pezzo che preferivamo. Mentre ricordo che mi disegnavo il logo in faccia. Ma quanti anni avevo? Per queste informazioni ci vuole ziasaimon.
Vagheggio e deliro. Ma dovevo scrivere perché non ce la fo più a vedere sempre lo stesso post.
Dicevo reincontrare. Ma anche valutare qualcosina in più sulle persone con le quali ho a che fare. E ho anche parlato di argomenti che non toccavo da lustri con il fabolous. Andiamo con ordine.
Pranzo pasquale in famiglia (?): in realtà non c’è una famiglia, ci sono persone collegate tra loro attraverso fatti, eventi e legami non propriamente familiari. C’era solo il pater, in senso stretto.
Il pater gode di ottima salute, ci seppellirà tutti: è programmato amorevolmente dalla figlia di primo letto della seconda moglie (vado pazza a scrivere questa cosa), nutrito da un’architetta innamorata, coccolato dalle giocatrici di bridge del suo circoletto privato, intrattenuto dalle signore del cineforum. Cosa altro? il labrador (femmina) gode di ottima salute. Il sospetto che ho, a vederlo così sorridente e tirato a lucido è che, finalmente, si è reso conto di avere realizzato il sogno di tutta la sua vita: l’harem.
A 79 anni.
C’è speranza.
Mi ha fatto gran tenerezza con i suoi modi inadeguati, orseschi e totalmente inadatti all’interazione parentale. A me sembra anche inabile all’interazione sociale, ma non mi pare ciò sia un handicap nella sua vita.
Al pranzo ho incontrato una pletora di parenti acquisiti che davvero non vedevo da 10/15 anni. E non mi sono sentita la “piccola de casa”, strano a dirsi. Mi sono anche comportata benino, da personcina ammodino, senza indugiare nelle mie grossieraggini tipiche o dando sfoggio di grezzitudine intrinseca.
‘Na Signora. Mah.
In qualche modo questo ha a che fare con la mia rivisitazione dei rapporti con alcune persone che frequento solitamente. Improvvisamente mi sono chiesta: ma ci vedo bene? quello che vedo è realtà o è, again, quello che voglio vedere? sono rapporti veri, aperti o nascondono altro? trattasi di amicizie o conoscenze? perché può essere facile, per me, dare un peso a qualcosa che non ne ha. Ho questa tendenza. E a me interessano ancora rapporti di questo tipo?
Ci devo pensare ancora un po’.
Infine, con il fabolous, tra metal/punk, starnuti e attacchi di tosse che sembro un vecchio cane col cimurro, abbiamo parlato di Massimo. La settimana scorsa ricorrevano gli 11 anni dalla sua morte, sua madre ci chiama, uno per uno, ogni anno per “invitarci” alla messa. Quest’anno non mi ha chiamato, ci sono rimasta male, pur sapendo che non ci sarei potuta andare neanche stavolta. In fondo ci andiamo per lei, immagino che la maggior parte di noi potrebbe farne a meno, altrimenti.
Certo che se fumo mentre tossisco non è che mi rendo la vita più facile.
Vorrei parlarne, di Massimo, in questo blog, prima o poi. Avrei molte cose da dire e raccontare.
Comunque, il ricorrere di questi flashback esistenziali, mi preoccupa. Preoccupare no, non è la parola adatta. Mi fa venire in mente che, a volte, può essere utile andare a recuperare qualcosa che si è perso lungo la strada. Che forse alle spalle della storia di coppia u.s., c’è qualcosa che non ho fatto, non ho detto, non ho preso.
Ormai so bene che i sei anni con S** sono stati la migliore fuga dalla realtà che io mi potessi organizzare. Sono stata bravissima, non c’è che dire. Perché prima di incontrare lei mi ero ritrovata senza più nulla. Proprio nulla, almeno dal punto di vista pratico. E avevo voglia di capire cosa fare di me così come avevo il terrore di capire cosa fare di me. Ho scelto il terrore.
Non hai vinto ritenta.